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Il coraggio di esserci

Il coraggio di esserci Un articolo del giornale di strada zebra.

Lucia Annibali era una giovane donna come molte altre. Dopo quel giorno per lei tutto è cambiato. Quella sera d’aprile, Lucia Annibali trovò in casa un uomo incappucciato che le gettò in faccia dell’acido solforico.  Quell’uomo fu ingaggiato da Luca Varani, che con Lucia ha avuto una tormentata relazione da lei troncata. Grazie ad un coraggio e una tenacia incredibili, Lucia Annibali ha vinto il suo dolore e ha deciso di trasmettere la sua forza alle altre donne vittime di violenza.  

Testo: Elisabeth Amore 

Foto: Lucia Annibali

Un articolo del giornale di strada zebra. del febbraio 2016.


Lucia Annibali è nata a Urbino nel 1977. È una giovane avvocatessa e vive a Pesaro. Una giovane donna come molte altre. Fino al 16 aprile 2013. Dopo questa data tutto è cambiato, e il suo nome è diventato noto a molti, tristemente noto per un terribile fatto di cronaca. Quella sera d’aprile, tornata dalla piscina, Lucia Annibali trova in casa un uomo incappucciato che le tira in faccia dell’acido solforico. Le ustioni al viso e alla mano destra sono devastanti. Lucia rischia di rimanere cieca. Quell’uomo è stato ingaggiato da Luca Varani, avvocato anche lui, che con Lucia ha avuto una tormentata relazione da lei troncata nell’agosto del 2012. Quella stessa notte Luca Varani viene arrestato come mandante. Lucia Annibali ha la faccia che brucia come il fuoco, e davanti a sé un lungo e faticoso percorso di guarigione e recupero. Un trauma fortissimo, che sarebbe sicuramente difficile da superare per molti. Eppure lei ce l’ha fatta. Grazie ad un coraggio e una forza incredibili, Lucia Annibali ha vinto il suo dolore e ha deciso di trasmettere il suo coraggio anche agli altri. Ha scritto un libro, Io ci sono - La mia storia di non amore, dove racconta se stessa, tutta la sua verità.

 

Scrivere questo libro, e rendere così pubblici dei dettagli della sua vita privata, è stata una forma di terapia?

In parte forse sì. Più che altro il mio intento era di far conoscere la mia storia e la mia persona. Raccontare quello che ho vissuto e quello che ho provato, nel bene e nel male. Il libro è stato pensato per essere un racconto sincero e dettagliato della verità.


Dove ha trovato la forza per raccontare la sua storia?

In quello che ho appena scritto. E nella convinzione che la mia storia valesse la pena di essere raccontata perché contiene in sé tanti messaggi. Nel mio libro racconto tutta la mia storia: il non-amore, il trauma indelebile che ne è scaturito e poi il lunghissimo periodo di guarigione. Nonostante abbia vissuto dei momenti difficilissimi, volevo raccontare la mia voglia di ricominciare.

Che cos’è per lei la paura?

Ho vissuto per tanto tempo nella paura. Già nella mia storia di non-amore avevo paura, una costante paura che mi succedesse qualcosa, poi ho avuto paura di morire, di perdere la vista e di non riavere più la mia vita. La paura per me è la non libertà di vivere.

 

Nella sua storia, il dolore è stato profondo. Per lei è stato più difficile superare il dolore fisico oppure quello psicologico?

Dipende dai momenti della mia vita. Il dolore fisico dell’ustione è immenso e difficilmente spiegabile con le parole. Il dolore psicologico riguarda soprattutto la prima parte della mia storia, fatta di frustrazione e solitudine. Entrambi sono difficili da sopportare. Questo dolore ha caratterizzato tutta la relazione con il mio ex compagno e poi l’acido, le operazioni, così come il mio lungo percorso di guarigione, quasi come fosse una costante.


Qual è stato il momento più difficile nella sua storia?

Ce ne sono stati tanti. L’incertezza della vista è stato uno di questi. I medici che mi avevano in cura mi hanno aiutato a superare questo periodo buio, soprattutto grazie alla fiducia che avevo in loro. Oltre alla mia forza di volontà e al sostegno della famiglia e degli amici.


Lei ha occasione di partecipare, in tutta Italia, a molte iniziative dove parla con molti giovani e non solo. Qual è il messaggio che si sente di trasmettere oggi, soprattutto alle giovani donne?

Quello di ricercare e coltivare la propria libertà e felicità. Di pensare sempre che esista una via d’uscita. Spero che il mio esempio possa essere d’aiuto e che, offrendo la mia storia, ci si possa rendere conto che con forza e determinazione si può superare qualsiasi ostacolo.

Come si sente ad essere diventata un simbolo ed un esempio per molte donne?

È sicuramente gratificante essere un punto di riferimento per le persone. Quando ho parlato per la prima volta davanti ad un pubblico, ho pensato al messaggio che potesse essere più utile ai giovani a cui dovevo parlare. Mi sono concentrate su quello, come sempre faccio, pensando al ntipo di pubblico che ho di fronte. Anche il fatto di imparare ad apprezzarmi di nuovo, malgrado tutto, ha giocato un ruolo importante. La mia diversità non sta nelle ustioni, ma nella voglia di rinascere, di uscire alla luce del sole e di fare conoscere la mia storia. Voglio essere d’esempio per le donne che magari non hanno la forza di ribellarsi, di denunciare o semplicemente di lasciare l’uomo che le rinchiude in una storia di non amore.

 

Secondo lei, lui si è mai pentito dell’atto ignobile che ha commesso?

No. Non si è mai pentito. Non ha mai compreso il male che ha fatto. Anche se ne avessi la possibilità, sento che oggi come oggi non avrei nulla da dirgli. E’ un capitolo del passato e non voglio doverlo ricordare, cerco di lasciare tutto alle spalle. Voglio solo concentrarmi sul presente e poi su quello che verrà, sulle persone che conoscerò e sulle nuove relazioni che stringerò. Voglio ricominciare da zero, con nuovi obiettivi e priorità. Forse quello che avrei voluto dirgli l’ho già scritto nel mio libro: l’acido che lui mi ha versato in faccia è per me solo l’inizio di una nuova vita, mentre per lui è e sarà la fine.

Lucia, lei ha un motto nella vita? E dopo tutto quello che è successo, sente che il suo modo di vivere e di vedere le cose, appunto il suo motto, è cambiato?
La forza di volontà può portarti ovunque tu decida di arrivare, questo è il mio motto. Nella vita bisogna cercare di porsi degli obiettivi, di crederci veramente e tutto questo dona la forza necessaria per rialzarsi dopo ogni caduta. E’ fondamentale avere una meta, qualcosa che ci spinga oltre le difficoltà. Solo così si possono affrontare situazioni che mai avremmo pensato di essere in grado di superare.

È difficile, per lei, pensare di riporre nuovamente fiducia in una persona o nella vita stessa?

Fidarsi di qualcuno non è semplice, in nessun caso e specialmente dopo l’esperienza che ho vissuto. Tuttavia mi sento di dire che non ho perso la fiducia nelle persone e men che meno nella vita. Oggi come oggi, vi assicuro, riesco a vedere aspetti positivi in altri uomini e mi sento pronta a fidarmi ancora.


Le andrebbe di raccontarci un episodio, un momento che ricorda con piacere e che le da gioia ancora oggi?

Certamente. Un giorno che ricorderò per sempre con molto piacere è quello in cui, dopo un mese e mezzo di ricovero in ospedale, mi sono finalmente alzata dal letto. Da quel momento

in poi ogni mio piccolo o grande progresso, ogni mio miglioramento, trasformava ogni giorno in un bel giorno e in una conquista personale.

E dunque, quale valore ha per lei ora la vita?

La vita ha un valore enorme. La vita è un grande dono, da non dare per scontato e da apprezzare ogni giorno. Posso dire che, soprattutto dopo il mio percorso, il mio attaccamento alla vita è ancora maggiore. Dopotutto, sono rinata, anche grazie ad un nuovo viso per cui ho dovuto faticare e lottare. La mia determinazione mi ha portato ad aggrapparmi alla vita e oggi sono qui, con più tenacia di prima.


Qual è la sua definizione di bellezza?

Credo che sia un insieme di cose. Fierezza, dignità, fiducia e voglia di vivere. La bellezza vera di una persona risiede nella sua personalità. Nel mio libro racconto anche del mio sentirmi bella oggi, della mia consapevolezza acquisita tramite la mia storia. Sento di avere un messaggio da trasmettere e penso che il valore delle persone non provenga dal loro aspetto, bensì dal loro carattere e da ciò in cui credono.


A parer suo, cosa sarebbe utile cambiare in questa nostra vita frenetica e troppo spesso poco rispettosa della natura umana?

Cambierei le persone, cercherei di renderle migliori, mutando anche il modo di percepire se stessi e i rapporti con gli altri, sempre con rispetto. Vorrei che le persone non si arrendessero, ma che fossero pronte a lottare, come dicevo prima, per un obiettivo.

 

Quest’intervista è stata sottoposta a Lucia Annibali via e-mail.

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