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Comprare una terra o derubare un popolo?

Comprare una terra o derubare un popolo?

Cos'è il land grabbing, di cui sono vittime le Mapuche in Argentina? La lotta di questo popolo indigeno è legato a una delle più conosciute aziende tessili italiane. L'articolo spiega come è nato questo collegamento e perchè la questione Mapuche ci dovrebbe interessare.

Testo: Samia Kaffouf

Foto flickr.com

Un articolo del giornale di strada zebra. dell'ottobre 2021.


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Alla scoperta della questione Mapuche: cosa lega la lotta di un popolo indigeno in Argentina a una delle più conosciute aziende tessili italiane? Il collegamento c’è e si chiama land grabbing.

La lotta dei Mapuche per le loro terre è una questione che risale all’epoca della colonizzazione spagnola e che è ancora oggi rilevante e attuale. Qual è, tuttavia, la causa di una battaglia così lunga e sanguinosa e, innanzitutto, chi sono i Mapuche? Sin da prima della colonizzazione spagnola, questo popolo abitava i territori oggi conosciuti come Patagonia (Argentina e Cile). Si tratta del gruppo etnico più popoloso del cono sudamericano e quello che più ha resistito e continua a resistere all’assimilazione europea. “Mapuche” è un nome composto dalle parole “Mapu” e “Che”, che rispettivamente significano “terra” e “popolo” in lingua Mapudungun, designando questo gruppo come il “Popolo della Terra”. Si inizia a intravedere come il terreno per questa etnia sia centralmente legato all’identità. La lotta non è quindi meramente legata al possedimento materiale delle terre, ma a tutti gli elementi significativi e astratti che queste simboleggiano per il popolo Mapuche: la storicità, gli antenati, i rituali, le divinità sono elementi strettamente legati all’identità di un popolo. La terra va intesa come un ambiente socioculturale. Da non dimenticare che essa è anche il mezzo di sussistenza per le persone che la abitano, le quali costituiscono essenzialmente un popolo di contadini e allevatori. Sussiste quindi un filo ambivalente sottostante a questa lotta per le terre, che si divide fra il diritto ancestrale dell'indigeno*a e dell' abitante, che in esse vive e da esse si nutre.

L'identità del popolo Mapuche è legata alla loro terra.

Ma contro chi combattono questa guerra per le loro terre i Mapuche? Logicamente, contro lo Stato e contro i latifondisti terrieri che acquistano questi terreni per interessi propri. Il guaio è che tali interessi non includono – ovviamente – quelli delle popolazioni autoctone. E qui inizia il caos, che in molti casi implica sgomberi di intere famiglie dalle proprie case, sequestri e uccisioni di bestiame, sfruttamento delle terre tramite allevamenti e coltivazioni intensive (senza alcun vantaggio per i nativi e le native, dato che la forza lavoro viene importata dall’estero e il prodotto viene quasi interamente esportato in territori stranieri), sfruttamento di giacimenti d’oro e argento e proibizione di accesso alla popolazione a fonti di vitale sussistenza come fiumi e laghi, se questi rientrano nell’area acquistata. Si tratta indubbiamente di violenze e soprusi e i tentativi di rivendicazione delle terre da parte dei Mapuche vengono trattati come atti terroristici. Di conseguenza, la polizia viene legittimata al ricorso di misure abominevoli, per non dire rievocative di un regime dittatoriale, al fine di placare le voci e le azioni del popolo indigeno. Basti ricordare gli episodi della sparizione e morte di Santiago Maldonado o l’incarcerazione del leader Facundo Jones Huala, che hanno portato l’attenzione internazionale verso il caso dei Mapuche.

Il fenomeno della compravendita di vasti terreni considerati inutilizzati (ovviamente senza il permesso delle comunità che in questi terreni ci abitano) porta il nome di land grabbing, traducibile con accaparramento delle terre.

In questo specifico caso, il land grabbing è stato promosso attorno agli anni ’90 dal governo argentino di Mauricio Macri, il quale avviò una vera e propria campagna di privatizzazione, svendendo terreni a basso prezzo ai latifondisti stranieri. E qui entra in gioco la famiglia trevigiana dei Benetton, che risulta essere il maggiore proprietario terriero di queste zone. Ebbene sì, nel 1991 Benetton compra la bellezza di 941 mila ettari di terra: la più estesa proprietà terriera argentina. I sopraelencati soprusi umanitari, oltre ai casi di Maldonado e Jones, quindi, sono stati anche conseguenza dello smisurato acquisto terriero firmato Benetton. Per non citare il caso della famiglia Curiñanco dall’Estancia Santa Rosa – violentemente sgomberata dalla propria casa ancestrale a seguito di una denuncia dal gruppo veneto – che è stata un fattore scatenante nella lotta dei Mapuche contro Benetton. Ciò che fa più indignare è la facciata antirazzista e antidiscriminatoria che il gruppo Benetton ha sempre voluto proiettare, basti pensare alle tanto criticate quanto acclamate campagne di shock advertising create da Oliviero Toscani, e non solo. Sicuramente funzionale come tecnica di marketing, ma forse poco coerente con le azioni del colosso veneto.

Perché la questione Mapuche ci dovrebbe interessare?

Come di consueto, informarsi è la chiave. In questo caso, l’informazione può portare a un consumo critico e consapevole. Questa può essere la soluzione a una situazione così contorta? Sicuramente no, ma almeno può aiutare a non peggiorarla. Seguendo la logica dell’effetto a farfalla, in senso figurato. Ma ciò che forse più importa è mostrare rispetto verso un popolo – il Popolo della Terra – che ha resistito per secoli all’assimilazione prima europea e poi dello Stato, rendendolo vittima di dinamiche colonialiste sia esterne che interne. Per sostenere una storia di riscatto e non essere complici inconsapevoli di atrocità commesse in una parte del mondo che sembra così lontana da noi, ma che può essere direttamente collegata alle nostre azioni.

 

[Si ringrazia la ricercatrice Daniela Salvucci per il prezioso contributo alla realizzazione di questo articolo.]

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