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Famiglia è amore

Famiglia è amore Un articolo del giornale di strada zebra.

Ma che cos’è una “famiglia arcobaleno”? Giuseppe Lo Presti, referente dell’Associazione nazionale Famiglie Arcobaleno per il Trentino-Alto Adige, spiega che una famiglia non consiste sempre di una mamma, un papà e due figli e che non tutti hanno lo stesso diritto alla genitorialità.

Testo: Asia Rubbo

Foto: Giuseppe Lo Presti

Un articolo del giornale di strada zebra. del maggio 2021.


Una mamma, un papà e due figli: quando pensiamo ad una famiglia è questo che ci immaginiamo. La realtà, però, è molto diversa come diverse sono le famiglie. Non tutti hanno lo stesso diritto alla genitorialità. Lo sa bene Giuseppe Lo Presti, referente dell’Associazione nazionale Famiglie Arcobaleno per il Trentino-Alto Adige.

Nata nel 2005, l’associazione si pone l’obiettivo di promuovere i diritti, in primo luogo di bambini e bambine e dei genitori stessi. Ma che cos’è una “famiglia arcobaleno”? Si tratta di coppie o di singole persone omosessuali che hanno deciso di intraprendere un percorso di genitorialità. “Prima di allora non esisteva un luogo dove chi sceglie questo percorso potesse confrontarsi e condividere la propria esperienza” ricorda Lo Presti, che sottolinea come “in poco tempo l’associazione è diventata uno spazio in cui far nascere e crescere battaglie sui diritti delle coppie omosessuali che scelgono di avere dei figli”. In Italia, infatti, è davvero complicato veder riconosciuta la genitorialità ad entrambi i genitori all’interno di una coppia dello stesso sesso. “La materia è regolata dalla Legge 40, che vieta ai singoli e alle coppie omosessuali la cosiddetta “surrogazione di maternità” che noi chiamiamo “gestazione per altri”, afferma Lo Presti. Nel caso di due donne, solo chi ha partorito sarà riconosciuta come madre, mentre l’altra anche se convivente o unita civilmente, non avrà nessun riconoscimento legale.

Legge 40/2004: normativa che permette l’accesso a ogni coppia che abbia problemi accertati di infertilità o di sterilità. Le tecniche di PMA sono vietate ai single e alle coppie omosessuali ed è tuttora illecita la fecondazione post mortem con spermatozoi di un marito o compagno deceduto.

Molte coppie di fronte a queste difficoltà decidono di andare all’estero, in Canada o negli Usa, e quando accade a due uomini, una volta tornati, i due saranno costretti a dichiarare chi è il padre genetico, il solo ad essere riconosciuto come genitore. “Di strada da fare ce n’è parecchia”, sottolinea Lo Presti, che evidenzia come “dover passare attraverso i tribunali è faticoso, soprattutto emotivamente”. Sebbene la Corte Costituzionale abbia sancito che, anche se fatta all’estero, la “genitorialità per altri” crea un problema di ordine pubblico, alcuni tribunali hanno riconosciuto la doppia genitorialità. Il secondo genitore per essere riconosciuto legalmente come tale deve intraprendere un percorso di adozione, “al momento è l’unica possibilità che abbiamo per tutelare il bambino”, così Lo Presti. Portare a termine queste pratiche richiede tempo, in media si attende fino a due anni prima di avere una valutazione da parte dei servizi sociali e del Tribunale, ma una volta ottenuta l’idoneità “la gioia è immensa”, ammette Lo Presti. L’obiettivo dell’associazione è raggiungere la parità in materia di diritti con famiglie non omogenitoriali con numerose attività di sensibilizzazione, come la “Festa delle famiglie” o la campagna “Non siamo fantasmi”, che vuole rendere visibili i bambini che vivono una realtà famigliare che, agli occhi dello Stato, non esiste. Nella sua esperienza, Lo Presti dichiara di non aver mai percepito reazioni negative nei confronti della sua famiglia arcobaleno: “al limite c’è qualcuno che non capisce e allora proviamo a spiegare. Le persone hanno molti meno pregiudizi di quanto non sembri, perché le gioie e le difficoltà della vita quotidiana come genitori sono le stesse in ogni famiglia”.

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